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Il volume illustra, in un'ottica post ideologica, aspetti, anche misconosciuti e talora inesplorati, della grande letteratura siciliana dell'Otto-Novecento, evidenziandone, per campioni significativi, la luminosa perennità. Risaltano in particolare, nella sezione verghiana: l'analisi, che si vuole sperare esaustiva e definitiva, della complessa elaborazione di Fantasticheria; la dimostrazione della tecnica del bilanciamento tra lingua e dialetto, esperita dal Catanese su gli abbozzi del Mastro-don Gesualdo e il rilevamento di un lapsus d'autore; la perlustrazione delle transcodifiche attraverso cui passò il testo geniale della Lupa; la lettura del tutto innovativa - post crociana e post marxiana - dei romanzi minori di Verga nelle loro connessioni con la coeva cultura francese e soprattutto con la Scapigliatura milanese. Il tutto è corredato, in Appendice, di testi pressoché sconosciuti (il pamphlet su La letteratura disonesta di Manieri, per esempio) estremamente significativi e del tutto pertinenti al discorso che vi si conduce. Di Pirandello si evidenziano, invece, il magistero assoluto dell'arte novellistica e, in una, temi e forme delle Novelle per un anno, passati sotto silenzio a causa di certe sviste ideologiche e/o di certo pirandellismo perdurante, nonché la complessa tecnica della transcodifica, adottata dall'Agrigentino, per passare dalle novelle matrici a drammi di notevole bellezza e forza conoscitiva.